«LA FESTA DEI MORTI» trova il suo Culto a Napoli

Usanze, culti e tradizioni del popolo napoletano. Riti e leggende che varcano la soglia tra il mondo dei vivi e quello dei morti … 

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La settimana che precede la fine di Ottobre fino al 2 Novembre, assume i colori dell’autunno e profuma di dolce, e inebria l’aria delle prime castagne calde ed il torrone nocciolato appena sfornato, delizie che preannunciano l’arrivo delle prime feste religiose, ovvero “La Festa dei Morti” che su Napoli ha una forte valenza; un legame profondo che unisce da secoli la dimensione terrena e l’ultraterrena.

cimitero-fontanelle-napoliIn questi due giorni assistiamo ad una vera fiumana di gente che si riversa per le strade e nei vicoli, in visita ai Cimiteri di Napoli e nei principali luoghi di culto; una solenne processione silenziosa che si vede in occasione della Festa di Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti, che nel nostro calendario cristiano cadono rispettivamente il 1° e il 2 Novembre.
A Napoli il culto dei morti è una forma di devozione particolare, rappresenta un vero rituale da rispettare, un rapporto privilegiato che avvicina il mondo dei vivi con quello dei morti, in modo naturale. Un detto partenopeo cita che bisogna aver paura dei vivi e non dei morti ! E qui si staglia la classica ed immancabile poesia A’ Livella di Totò

Senza ricorrere alle stregonerie e ai travestimenti che la tipica festa celtica di Halloween si trascina … addentriamoci in un’antica celebrazione che appartiene alla nostra storia culturale, e impariamo ad avere cura per una notte delle Anime del Purgatorio, come accadeva un tempo …

Napoli: Le Anime del Purgatorio

Capuzzelle-napoliUno dei  luoghi cardini per assistere a quel contatto fra vivi e morti, è certamente quello radicato negli ipogei di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco in via dei Tribunali, una chiesa barocca che sorge nel cuore del centro storico di Napoli, nota per i teschi che decorano la solenne facciata e l’esterno dell’ingresso, luogo chiave dove un tempo si praticava il culto delle anime pezzentelle. Non poco distante, addentrandosi nell’antico quartiere della Sanità, si scorge il Cimitero delle Fontanelle, una delle cave di tufo più grandi della città, impiegata come area cimiteriale, in cui vennero sistemati e abbandonati i morti di peste e di colera tra il seicento e l’ottocento, ammasssati su milioni e milioni di resti umani, ossa e crani sconosciuti.
Il rituale delle anime pezzentelle anche se a prima vista può sembrare macabro, era molto diffuso dalla popolazione locale durante la fine dell’Ottocento, una forma di baratto con l’aldilà in cambio di protezione: in pratica il devoto adottava una capuzzella (cranio) che più le piaceva e la curava amorevolmente al fine ottenere la grazia sperata, in cambio si offrivano preghiere ed offerte continue rivolte alle anima del Purgatorio per liberarle dal quel luogo oscuro, restituendole al Paradiso.

Refriscano ll’anem ‘o Priatorio

Testimonianze hanno documentato le grazie e i fenomeni insoliti ad opera delle capuzzelle, così come sono passate alla storia le leggende delle capuzzelle più famose, quella del Capitano e quella di Donna Concetta al Cimitero delle Fontanelle, e Lucia, la giovane promessa sposa, morta precocemente e che riceve attenzioni dalle giovani devote  che intendono convolare a nozze, e si recano da lei pregando al Purgatorio ad Arco.
Da quel momento in poi il culto delle anime pezzentelle crebbe per ben un secolo e a seguito della continua devozione, fu proibito nel 1960 a seguito del Concilio Vaticano II che dichiarò il culto come oggetto di fede pagana.

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Tra scetticismo e credenza popolare 

Un’altra antica credenza napoletana spiega che i morti vagano liberamente sulla terra dal 2 Novembre al 6 Gennaio, una specie di permesso ultraterreno in visita ai vivi e che in questo periodo dell’anno, vanno in sogno ai propri cari offrendo numeri da giocare, consigli per una soluzione ai problemi, alleviano le preoccupazioni giornaliere, nell’intento di aiutare i figli e parenti in difficoltà, e i cari con cui si è lasciati in cattivi rapporti. Si dice che pregando per loro si ottengono favori e aiuti insperati.

rossetti-proserpina-melograno-morteUno dei frutti che impreziosiscono le tavole in questi giorni è il Melograno, detto anche il frutto dei morti, perché matura a Novembre, ed è noto per il suo legame di vita e morte, abbondanza e prosperità, derivato dal mito di Kore-Persefone, signora dell’Oltretomba e moglie di Ade. Per la fede cristiana è l’emblema della rinascita, considerato il frutto sacro.

Fonti storiche della Festa di Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti

Con l’avvento del Cristianesimo sopratutto in Occidente, le prime celebrazioni per i defunti si hanno intorno all’anno 998 d.C. data cui si fa risalire il rito compiuto dall’abate benedettino Sant’Odilone di Cluny (Borgogna-Francia). L’abate, sulla base di un rito preso in prestito dalla cultura bizantina che commemorava i defunti, stabilì che le campane dell’abbazia cui prestava ordine, dovessero suonare con ritocchi funebri dopo i vespri del 1°Novembre, per onorare la memoria dei defunti; ed il giorno dopo l’eucaristia, offrì al Signore la messa “pro requie omnium defunctorum”. Di qui il rito divenne ufficializzato,esteso e praticato in tutte le Chiese Cattoliche.
L’usanza di onorare la Festa di Ognissanti, si colloca con Papa Gregorio III nel 731 d.C che scelse di inserire questa celebrazione al 1°Novembre in occasione della consacrazione di una Cappella dedicata a San Pietro, e alle reliquie di tutti i santi, martiri e apostoli del mondo. Con l’arrivo di re Carlo Magno e del Sacro Romano Impero, la festa di Ognissanti venne ampiamente celebrata in tutto l’Impero.

Ogni cultura elabora le feste religiose in base alle proprie credenze e ai propri costumi, dove spesso confluiscono in rituali religiosi di origine pagane, e assimilano alcuni aspetti ereditari.

Pubblicato da incarte

Nata a Napoli ha intrapreso una formazione artistica fra arte, cultura e spettacolo.